16 mar 2022

LA GUERRA NON È UN DESTINO INEVITABILE DEGLI UMANI

 di Ugo Di Girolamo

PREMESSA

Da diversi anni vado accumulando una bibliografia sul problema della guerra. Ho anche elaborato uno schema sull’argomento con il quale intendevo, non subito, lavorare per delle riflessioni più compiute.
   Ma la guerra “imperiale” dei Russi, che sta devastando l’Ucraina e minaccia l’Europa, mi spinge ad affrettare i tempi. Così ho sintetizzato in 9 punti, che potrebbero essere aspetti da sviluppare, lo schema di analisi dell’argomento e lo pubblico ora nella speranza di ricevere osservazioni, obiezioni, suggerimenti o quant’altro atto ad aiutarmi nel lavoro, sempre nella convinzione che ogni saggio, anche piccolo, è sempre il frutto di più persone.


1 - Due dei meccanismi fondamentali della selezione naturale, l'insufficienza delle risorse e la competizione per le stesse sono alla base della conflittualità intra e interspecifica tra le specie le cui nicchie ecologiche si sovrappongono (es. sapiens e grandi felini). La competizione per le risorse nelle specie sociali avviene anche tra gruppi ed è più accentuata tra gli onnivori e i predatori, il gruppo più efficiente garantisce ai suoi membri un differenziale riproduttivo (E. O. Wilson).
    Questa posizione del fondatore della sociobiologia, che condivido, è particolarmente delicata perché finisce con l’assegnare alla guerra una funzione selettiva. Anche se non sempre è così, come credo, non si può negare che l’Erectus, dopo la domesticazione del fuoco e la realizzazione dell’ascia a mano (bifacciale), si diffuse velocemente in tutto il continente Euroasiatico, dalla penisola iberica alla Cina. Il vantaggio che accumulò sulle altre specie di umani a lui contemporanee, con due innovazioni culturali, gli consentì una espansione travolgente.
    Dopo la rivoluzione agricola dalla Mezzaluna Fertile, come dagli altri 10-12 siti dove nacque in maniera indipendente l’agricoltura, partì una espansione territoriale che in meno di 4000 anni portò i popoli coltivatori mediorientali ad occupare la gran parte dei territori dei cacciatori raccoglitori dell’Europa.
   Così come la rivoluzione industriale portò gli Europei a dominare direttamente o indirettamente tutto il pianeta, esclusi 5 Paesi: Cina, Giappone, Corea, Turchia ed Etiopia (anche se quest’ultima fu occupata dagli Italiani per 5 anni).
In ogni caso inserisco questo aspetto, con l’intenzione di approfondirlo. Come pure è da approfondire il concetto di “pseudo speciazione” negli umani, una sorta di mutazione culturale, elaborato da Irenaus Eibl-Eibesfeldt che sarebbe all’origine – o comunque concausa – della guerra.


2 - La guerra, intesa come aggressione volontaria e organizzata di un gruppo verso un altro, non è un'esclusiva degli umani, la ricerca etologica sugli scimpanzé (troglodytes) ha dimostrato che la fanno anche loro ed è finalizzata ad occupare territori di raccolta e caccia di altri gruppi di scimpanzé. La guerra dei cacciatori raccoglitori umani aveva le stesse finalità, occupare il territorio di altri cacciatori raccoglitori (sito cimitero 117 nord Sudan). 
   E non è solo il Sapiens che fa questo, basta guardare su internet i risultati della ricerca sulla grotta di El Sindron (Spagna), dove un gruppo di Neanderthal di 13 individui tra loro imparentati (4 donne, 3 maschi adulti, 6 tra adolescenti e bambini) sono stati uccisi e mangiati da altri Neanderthal (all'epoca il Sapiens in Spagna non c'era ancora). Cos'era questa una guerra tra gruppi o un banchetto nuziale?


3 - Con la rivoluzione agricola la guerra cambiò forme e finalità. Villaggi e città furono cinti da palizzate e fossati (Gerico ha il primo muro di cinta). Le eccedenze alimentari che la produzione agricola creava, sono alla base della nascita delle classi e di élites militari e religiose le quali immediatamente capirono che era più utile assoggettare altri popoli, dai quali estrarre il surplus alimentare e altri prodotti, piuttosto che uccidere o cacciare dal territorio occupato gli abitanti che vi erano insediati, come avveniva nelle guerre dei cacciatori raccoglitori.
    Svariati archeologi, antropologi, filosofi e pensatori sostengono che la guerra è iniziata con la rivoluzione agricola. Francamente mi sembra una tesi insostenibile. Credo che alla base di questa convinzione vi sia un duplice aspetto: 1° se la guerra è cominciata in un preciso momento significa che non è iscritta nei comportamenti biologici della specie e pertanto è più facile ipotizzare che prima o poi finirà; 2° questa convinzione di natura ideologica porta a scambiare il mutamento di forme e finalità della guerra, che avviene con la rivoluzione agricola, con l’inizio tout court della guerra.
    Con lo svilupparsi e consolidarsi della rivoluzione agricola nasce la "logica dell'impero" cui tutti i nuovi Stati si dedicarono "appassionatamente".
Non è che non si praticassero più stermini e migrazioni di popoli. Nel 314 a.C. gli Aurunci furono sterminati e nel loro territorio i Romani costruirono tre colonie, tanto per fare un esempio a me vicino territorialmente. Ma quando si poteva, si evitava lo sterminio, era più utile asservire.
    Al tempo di Augusto esistevano 4 imperi "totali" nel senso che avevano raggiunto limiti fisici ed economici oltre i quali non era più utile andare, molto più tardi se ne formeranno altri due sulle Ande e in Mesoamerica. Quando i Romani occuparono la Britannia si trovarono di fronte un dilemma: i popoli che abitavano la Scozia erano così poveri che i costi della conquista e il mantenimento fisso di almeno una legione non potevano assolutamente essere ripagati.
   Che fare, quindi, dei Pitti, che comunque davano fastidio con le loro incursioni? O si sterminavano, cosa dalla quale i Romani all’occorrenza non si sottraevano, oppure trattandosi di un territorio del tutto marginale e privo di valore strategico, lo si isolava. Così costruirono un muro (Vallo di Adriano) tagliando fuori tutta la Scozia.
I 6 “imperi totali” erano quello Romano, Persiano, Indiano, Cinese e più tardi Andino e Mesoamerica, travolti questi ultimi dagli spagnoli.


4 - Per quanto riguarda i 4 dell'Eurasia sappiamo che ogni volta che crollavano, per invasioni, migrazioni, crisi interne, scattava sempre l'opera di riunificazione. La "fortuna" dell'Europa è stata che nessuno è riuscito a ricostruire l'impero romano; Carlo Magno e Napoleone ci andarono vicino e per breve tempo.
La conflittualità tra gli Stati europei fu una delle molle principali che spinse la crescita economica e la ricerca scientifica.


5 - Nella prima metà del XV secolo, l'impero cinese organizzò delle grandi spedizioni navali che esplorarono tutto l'oceano indiano fino all'Africa, ma presto decisero di vietare questi viaggi. Commerciare e/o asservire altri popoli avrebbe minato la stabilità dell'impero. È pur vero che scambi commerciali già esistevano, la seta arrivava fino a Roma, ma si trattava di aspetti marginali della loro economia. Altra cosa sarebbe stato asservire o includere nell’area di influenza imperiale altri popoli e relativi territori.
    Diversamente, la competizione tra gli Stati europei spinse prima i Portoghesi, nella seconda metà del XV secolo, e poi Spagnoli, Inglesi, Francesi e Olandesi ai grandi viaggi per mare.
Era iniziato un processo di unificazione commerciale planetario e di invasione di territori extraeuropei.
Nel XVII secolo gli Stati, Francia ed Inghilterra in primis, cominciarono a finanziare la ricerca scientifica, avevano capito che da ciò poteva derivare più ricchezza economica, quindi più forza militare e soprattutto armi più efficienti.
    La "logica dell'impero" cambiò forma, da imperi locali formati da territori contigui a imperi planetari, nascono gli imperi coloniali che prevedevano sfruttamento commerciale, occupazioni territoriali e insediamenti di coloni europei. Americhe, Australia e Nuova Zelanda vengono colonizzate da Europei. L'Africa, già occupata a nord dall'impero Ottomano, presentava una sola area nella quale potessero insediarsi, l'estremo sud, dal clima simile a quello dell'Europa. Le malattie aiutarono gli Europei a sterminare il 90% della popolazione originaria americana, ma impedirono agli stessi di insediarsi stabilmente in Africa, eccetto che al sud. La Russia si espanse via terra fino al Pacifico.


6 - Dopo la seconda guerra mondiale gli imperi coloniali si dissolsero, l'ultimo fu quello Portoghese nel 1968. Una vicenda a parte ha l'impero zarista che si trasformerà in sovietico. Crollato dopo la prima guerra mondiale nella parte occidentale, fu ricostruito da Stalin e ampliato ulteriormente.
   La "logica dell'impero" mutò nuovamente forma. Due grandi imperi "ideologici" si contesero il pianeta. Non che nel passato l'ideologia non avesse avuto un ruolo importante negli imperi, ma adesso c'era qualcosa di diverso: due modelli di vita, di organizzazione politica, sociale ed economica - entrambi frutto della rivoluzione scientifica ed industriale - si confrontarono per il dominio planetario.
    Nel '91 il crollo dell'impero sovietico sembrava aver risolto il problema, qualcuno disse "è la fine della storia", si va verso un unico modello di vita e di organizzazione socio economica dominato dall'impero americano. Ma le cose andarono diversamente:
1° si concretizza una nuova potenza, la Cina, con aspirazioni planetarie.
2° i paesi che hanno gestito un impero non si rassegnano alla perdita, lo dimostrano i comportamenti di Francesi, Inglesi, Turchi, Iraniani e Russi.
   La guerra dei Russi per annettersi l’Ucraina ha il sapore esclusivo della vecchia “logica imperiale”. Nessuno minacciava la Russia, né l’Ucraina né la NATO. Americani e alleati hanno rispettato l’impegno precedentemente preso con i dirigenti russi di non installare sistemi missilistici e atomici nei nuovi Paesi dell’ex impero sovietico confinanti con la Russia. Inoltre, si era fatto ogni sforzo per intensificare la collaborazione scientifica e si era inserita la Russia nel G7, portandolo appunto a G8.
   Né esistevano problemi di controllo di risorse vitali per il popolo russo. Nei 17 milioni di km2 del territorio dello Stato Federale Russo c’è ogni ben di Dio. Sul piano economico la Russia è un piccolo Paese - 140 milioni di Russi producono poco più di 48 milioni di Spagnoli e molto meno di 59 milioni di Italiani - che soffre di alcuni gravi squilibri. La stragrande maggioranza dei Russi vive con un reddito pro capite inferiore a 11.000 dollari l’anno, che per noi Italiani sarebbe di poco superiore a quello di povertà. Il bilancio dello Stato Italiano è formato da proventi della tassazione sulle attività produttive, quello russo è per metà proveniente dai ricavi sulle esportazioni di materie prime.
    A parte queste ultime, le uniche esportazioni dell’apparato produttivo russo sono rappresentate dal grano, una “quasi risorsa naturale” nel senso che per farlo occorre poca tecnologia, poco lavoro e grandi pianure, la vodka e le armi. Alla produzione di queste ultime si dedicano le migliori intelligenze del Paese.
   Dopo il crollo dell’impero sovietico, ci si sarebbe aspettato che la Russia imboccasse la strada della Germania e del Giappone, che oggi sono la 4a e la 3a potenza economica del pianeta, con livelli di vita altissimi. Invece no! Una dirigenza gretta, ottusa e formata da grandi ladri, ha portato il popolo russo sulla strada dell’avventura della ricostruzione del vecchio impero zarista-sovietico, costringendolo a vivere nell’indigenza.


7 - Intanto, il processo di unificazione economica del pianeta va avanti. Gli intrecci tra le economie dei diversi Stati sono tali che ogni perturbazione in un'area si riflette sull'intero pianeta. La guerra "imperiale" dei Russi sta mettendo in seria difficoltà l'economia planetaria.


8 - Nascono problemi di ordine planetario che per essere affrontati richiedono la collaborazione degli Stati:
1° l'energia - alla realizzazione di Iter, il reattore a fusione, partecipano 35 Paesi, UE -USA - Giappone - Inghilterra - Corea del Sud - Canada - India - Cina - Russia
2° il cambiamento climatico
3° la ricerca scientifica e spaziale.


9 – Il passaggio da una economia predatoria a quella di produzione del cibo (rivoluzione agricola) sconvolse profondamente tutti gli aspetti del modo di vita degli umani. Innovazioni radicali nell’organizzazione economica, sociale, religiosa e culturale caratterizzarono la nuova “civiltà contadina”.
Analogamente, la Rivoluzione Industriale produsse effetti devastanti sulle società contadine. Tutto fu stravolto, dai sistemi politici alla stratificazione sociale fino agli aspetti più minuti della vita degli umani (ivi compresi i rapporti tra i sessi, consolidati da millenni di patriarcato).
    È logico supporre che altrettanto avverrà con la rivoluzione della Intelligenza Artificiale e delle Biotecnologie, che al momento può considerarsi solo nella sua prima fase. La crisi dei sistemi politici a democrazia rappresentativa (nati con la rivoluzione industriale) da una parte e l’affermarsi in Cina di una nuova mostruosa dittatura dalla inimmaginabile capacità di controllo di ogni singolo cittadino, altro non sono che aspetti degli sconvolgimenti che la 4a rivoluzione sta provocando.
    Due degli aspetti più rilevanti della nuova rivoluzione sono che essa sta spingendo fortemente i processi di unificazione economica e culturale a livello planetario e sgancerà definitivamente gli umani dall'infernale meccanismo della selezione naturale (a partire dalla competizione per le risorse). La ricerca scientifica diverrà sempre più la principale risorsa produttiva, una risorsa immateriale che può essere prodotta da qualsiasi popolo, anche piccolo, vedi Corea del Sud e Israele.
   Le proiezioni ultime dei demografi (Università di Washington) dicono che a partire dal 2069 la crescita della popolazione umana dovrebbe arrestarsi e avviarsi un processo di diminuzione. Eccetto l'Africa e alcuni Paesi musulmani, già oggi il tasso di fertilità femminile è sceso al di sotto di 2,1 su tutto il pianeta. Ma anche in quei paesi dov’è al di sopra del 2,1 la curva è in discesa.


Quali saranno a questo punto le motivazioni che dovrebbero portare popoli sempre più uniti culturalmente ed economicamente a farsi la guerra? La "logica dell'impero" dovrebbe andare ad esaurirsi definitivamente.


Tutto questo senza considerare un dato culturale, come a ragione sostiene Harari, la violenza intraspecifica tra gli umani è vistosamente calata (almeno negli ultimi 70 anni).


Quando dico che la “logica degli Imperi dovrebbe andare ad esaurirsi” non affermo che così sarà, ma molto più semplicemente che, stante i trend in atto e quelli già intuibili nella Rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale e delle Biotecnologie, il fenomeno della guerra potrebbe finalmente risolversi, e che vanno quindi attuate e sostenute tutte quelle politiche finalizzate a questo obiettivo.
    Tutto questo non esclude che l’imponderabile sia sempre in agguato. Dalla fascia di Kuiper potrebbe partire un asteroide grande quanto l’Everest che ci farebbe fare la fine dei dinosauri non aviani o il Toba potrebbe riesplodere, come fece 73.000 anni fa portando gli umani sull’orlo dell’estinzione, poco ci mancò. Oppure in un conflitto la situazione potrebbe scappare di mano e la guerra diverrebbe atomica con conseguente fine del cosiddetto Sapiens.
   Per l’Universo, in ultima analisi non sarebbe una grave perdita. In questo caso sarebbe la conferma di quanto affermato da Kant: l’umanità è un legno storto dal quale non si può cavar nulla di dritto. Se invece si arriverà alla fine del fenomeno guerra, allora sarà la fine della Storia che Hegel vedeva come un immenso mattatoio.


P.S. Ho omesso ogni riferimento bibliografico perché, trattandosi di un semplice schema di lavoro, non mi è sembrato necessario farlo. Fermo restando che se e quando riuscirò a svilupparlo, i dovuti riferimenti bibliografici saranno inseriti.


Nota Bene, il disegno iniziale è una pittura parietale raffigurante lo scontro con archi e frecce tra due gruppi umani, 4 da una parte e 3 dall'altra, risalente al Paleolitico superiore, proveniente dalla grotta di Morella La Vella, Spagna.

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