Libro

Intervista all' autore



Disponibile in libreria e su internet:
Ugo Di Girolamo

Mafie, Politica, Pubblica Amministrazione
E' possibile sdradicare il fenomeno mafioso dall' Italia?



Alfredo Guida Editore





 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il saggio presenta tre caratteristiche innovative, che lo differenziano dalla letteratura corrente sull'argomento:

1) - è il solo testo che al momento (dopo "La palude e la città" di Arlacchi e Dalla Chiesa, del 1987) presenta una esplicita ipotesi di soluzione della questione mafiosa;

2) - tratta le diverse organizzazioni criminali di tipo mafioso come espressioni di un unico fenomeno. questo approccio metodologico era stato sinora usato solo da Enzo Ciconte;

3) - fatte le dovute eccezioni, considera l'intero ceto politico italiano (ab origine) responsabile della nascita e della continua riproduzione del fenomeno mafioso. L'essenza di tale responsabilità sta nel fatto che esso si è sempre opposto ad un effettivo controllo di legalità sul proprio operato, preferendo avere le mani libere per pratiche clientelari di controllo politico della società civile. Tale rifiuto ha impedito di portare a compimento pieno, effettivo, lo Stato di diritto e nel contempo ha aperto le porte della Stato ai criminali.

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Quarta di copertina


“… lo trovo molto interessante sia per quanto riguarda i dati utilizzati, sia per l’analisi, sia per gran parte delle conclusioni. Lo conserverò, infatti, come un utilissimo strumento di consultazione e di lavoro”.


Raffaele Cantone

In 150 anni di storia unitaria si sono succedute diverse ondate repressive contro le organizzazioni criminali di tipo mafioso. Le due più importanti sono state quella condotta dal lombardo Cesare Mori, nel 26-28, e l’altra avviata dal siciliano Giovanni Falcone, negli anni ottanta. Ma nessuna di queste ondate repressive è riuscita a sradicare il fenomeno mafioso dall’Italia.
- Cosa c’è dietro questa apparente imbattibilità delle mafie?
- Come e perché i clan si riproducono a dispetto di ogni repressione?
- Quali sono le responsabilità della politica nella sopravvivenza di questo fenomeno?
- Bisogna arrendersi all’evidenza della prassi storica, come sembrano sostenere alcuni autorevoli esponenti dell’antimafia?
- Oppure è possibile individuare nuove strategie di lotta che siano risolutive?
A questi interrogativi l’autore tenta di dare una risposta, utilizzando un approccio unitario nell’analisi delle organizzazioni mafiose, come suggerito da Nicola Tranfaglia nel 1990. Tale metodo consente di evidenziare le responsabilità della politica nella continua riproduzione dei clan e di individuare una strategia unitaria di contrasto, delineando delle proposte per il movimento antimafia che possano indurre il ceto politico a riconoscere le proprie responsabilità. Solo partendo da questo riconoscimento sarà possibile spezzare l’intreccio mafie-apparati dello Stato, ponendo fine al fenomeno mafioso.



L’autore
Laureato in scienze politiche alla Federico II di Napoli, per molti anni ha svolto attività politica a Caserta ed è stato consigliere comunale a Mondragone, dove ha potuto osservare “dal vivo” il fenomeno mafioso. Ha pubblicato lavori di analisi territoriale e collabora con la rivista trimestrale, interprovinciale, “Civiltà Aurunca”.


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Dalla recensione di Enzo Ciconte su Mondoporaio luglio 2009

...l'insistere sui temi della politica e della pubblica amministrazione dà l'idea dell'approccio fondamentale d'un libro che non ha come tema centrale i tanti morti ammazzati dalle mafie, che non contiene il solito elenco delle guerre di mafia, che non illustra il significato e l'importanza delle grandi operazioni di polizia. Li conosce, ovviamente, e sa bene quanto siano importanti; ma li lascia sullo sfondo, non li rende protagonisti del libro.
Le pagine attraversano con rapidi schizzi, in un continuo andirivieni, la storia d'Italia dentro la quale c'è quella particolare storia del Mezzogiorno che aiuta a comprendere le ragioni che hanno portato il Mezzogiorno e l'Italia nelle attuali condizioni.

... Un libro non scontato, che non vuole accontentare tutti, ma che ha il coraggio di esprimere senza veli un proprio punto di vista. Si discuteranno alcuni punti e alcune proposte avanzate perché è facile prevedere che non tutti saranno daccordo sulle tesi espresse; ma se ciò avverrà - ed è auspicabile che ciò avvenga - sarà un altro merito del libro. Su un punto, però, è davvero difficile dissentire: "compito prioritario dell'antimafia nelsuo insieme - scrive Di Girolamo - ci sembra quindi quello di abbattere il muro autodifensivo del ceto politico italiano". Questo è compito davvero assai gravoso, complesso, di lunga durata, che richiede impegno, una certa cultura, una battaglia politica dentro i partiti. Colpire quella che viene definita la "corona esterna" ai nuclei degli affiliati è davvero il compito dei prossimi anni. Cominciando da adesso però.


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dalla recensione di LAVOCELIBERA newsletter quindicinale di LIBERA
n. 44 dell'11 settembre 2009

"....Con uno stile semplice e scorrevole, l'autore ci offre un'approfondita analisi delle relazioni tra il fenomeno mafioso e il potere in Italia.....Non ci sono sconti per nessuno: il ceto politico viene ripartito in conniventi, conviventi ed eccezioni. la critica è feroce ma, allo stesso tempo, seria e documentata...."


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dalla recensione del Corriere della Sera
Osservatorio sulla Camorra e sull'Illegalità Giovedì 1 Ottobre 2009

"...Contro le cosche più controlli sulla politica.
...La dinamica delle infiltrazioni dei clan e l'ipotesi di un percorso antimafia."


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dalla recensione della Gazzetta di Mantova di Sabato 12 settembre 2009

"... Un libro per capire le mafie e come combatterle."


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dalla recensione della Gazzetta di Reggio di Domenica 13 settembre 2009

".... Un libro da non perdere per chi non vuole concedersi il facile lusso di rassegnarsi..."