2 gen 2012

Da Antonino Di Matteo, PM della DDA di Palermo, una nuova strategia per l’antimafia


di Ugo Di Girolamo

    Il nodo mafia e politica, più che mai in questo particolare momento storico, è il cuore del problema.
"Non ci sarebbe mai stata in Calabria una 'ndrangheta così forte e potente senza la complicità dei politici corrotti e dei professionisti della massoneria deviata. Non esiste mafia senza questi appoggi".
E’ il boss Giacomo Lauro, divenuto collaboratore di giustizia, che parla.


Ancora più esplicito è Salvatore Cancemi, “pentito” di mafia, “se Cosa nostra non avesse avuto da sempre gli agganci con lo Stato, se non avesse intrattenuto e mantenuto rapporti con la politica e con le istituzioni, sarebbe stata soltanto una banda di sciacalli. Sarebbe stata debellata in pochissimo tempo come qualsiasi altra banda di criminali comuni”.
Venti anni di lotta sul campo, contro la mafia in Sicilia hanno portato Di Matteo, intervistato da Loris Mazzetti, ad una elementare conclusione: il cuore del problema è il rapporto tra mafia e politica "ci si deve rendere conto che per sconfiggere la mafia è assolutamente necessario recidere i suoi rapporti con la politica”.
Per realizzare questo obiettivo bisogna colpire sul terreno della corruzione, “questi reati costituiscono oggi (come nel passato) le chiavi di accesso, il grimaldello attraverso cui Cosa nostra, e le mafie in generale, si infiltrano nella politica, nella pubblica amministrazione, nelle istituzioni”.
Ma non sempre – dice Di Matteo – lo Stato ha mostrato "consapevolezza della necessità di recidere qualsiasi possibilità di rapporto tra politici, amministratori e imprenditori, e la mafia”.
Oggi, “possediamo armi sostanzialmente spuntate, in materia di reati contro la pubblica amministrazione, anche quando questa viene in contatto con la mafia e piega il suo agire alle esigenze delle cosche”.
“Fino a quando lo Stato non avrà acquisito quella consapevolezza e agito di conseguenza, continueremo – dice il Magistrato – a fare qualche passo avanti soltanto in una direzione: quella del contrasto all’ala militare, lasciando colpevolmente crescere le attività più pericolose di Cosa nostra, come la sua capacità di infiltrazione nell’economia e nella politica”.
Ecco delineata in pochi tratti una strategia innovativa e risolutiva di lotta alla mafia, che pone fine ad un lungo periodo nel quale la letteratura – a parte un paio di eccezioni, quali Nando Dalla Chiesa e il sottoscritto – sfornava testi, uno dopo l’altro, intrisi di pessimismo e privi di qualsiasi ipotesi di risoluzione della questione mafiosa.
Per la verità la tesi che per sradicare il fenomeno mafioso bisognasse spezzare il legame mafie-politica e che per fare ciò occorreva intervenire sul terreno della lotta alla corruzione, non era nuova; nel 2009 ho pubblicato un saggio nel quale si avanzava per la prima volta questa ipotesi strategica. Tuttavia, ciò che conta non è la primogenitura di un oscuro analista di provincia (anche se la provincia è Caserta e la città è Mondragone), ciò che conta è il peso politico di un P.M. quale Nino Di Matteo, impegnato da un ventennio nel contrasto alla mafia siciliana.
Un Magistrato che ha zittito Riina, perseguitato Provenzano, fatto condannare Totò Cuffaro e si occupa oggi dei processi della cosiddetta “trattativa” tra mafia e Stato. L’intervista di Loris Mazzetti a Nino Di Matteo prosegue su altri temi, pure connessi, riguardanti il tentativo, ancora in piedi, di attacco alla magistratura per sottometterla al potere politico e la trattativa Stato-mafia nel 93/94 con la morte di Borsellino.
Ma ciò che è rilevante, nelle parole di Di Matteo, è la sua proposta per sconfiggere definitivamente il fenomeno mafioso, spezzando il legame mafia-politica.

3 commenti:

  1. conoscendo l'autore è senz'altro da leggere, analizzare e riflettere.

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  2. ho letto il libro e condivido l'analisi sulle mafie globalizzate.
    Pensare che questa parte di società fosse impermeabile ai cambiamenti o non fosse in grado di rigenerarsi, riadattandosi ai nuovi comportamenti contemporanei è la pia illusione di quelli che credono alla luna nel pozzo.
    Trovo molto interessante l'analisi, da sinistra, degli errori di valutazione dell'impatto sociale del fenomeno malavitoso, in quelli che ritengo due momenti cruciali della vita di un partito politico: la protesta e la gestione.
    Spero di poter presto partecipare ad un incontro con l'autore per approfondire questi argomenti.

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